
Quando un’azienda ne acquisisce un’altra può migliorare la propria posizione all’interno di uno specifico settore. Non che
ABB non fosse già importante e non si fosse già distinta per quel che riguarda il
fotovoltaico, ma la sua fusione con
Power-One (che divide le sue 3500 unità di manovalanza tra Cina, USA, Slovacchia e Italia) ne fa adesso un leader nell’ambito degli inverter solari, dato che si parla di una ditta particolarmente abile nella gestione e nella conversione di potenza.
L’amministratore delegato di ABB,
Joe Hogan, ritiene che l’operazione aggiungerà valore a un marchio già affermato, con grande giovamento di azionisti e clienti, rendendo assai più competitiva la società.
Dal canto suo
Richard J. Thompson, suo corrispettivo in Power-One, ribatte che l’unione dei due marchi contribuirà ad affrontare meglio le esigenze di evoluzione nel campo delle rinnovabili.
I suddetti inverter solari stanno guadagnando sempre più importanza, a livello industriale, e abbisognano di continui aggiornamenti.
Per la loro ricerca e il loro sviluppo ABB ha speso l’anno scorso qualcosa come un miliardo e mezzo di dollari, il che lascia intendere quanto punti sui risultati. Dunque, le due ditte (in una) hanno il know-how, le sedi sparse per il globo, la cura per la qualità: ci sono tutti i presupposti per una collaborazione di successo.
L’importante è non perdere mai di vista l’obiettivo principale intrinseco dell’energia solare e delle altre rinnovabili, i motivi per i quali si è incominciato a utilizzare la luce del sole: il rispetto del pianeta, ormai spompato da tanti sfruttamenti intensivi, e il benessere della popolazione, spremuta dal punto di vista economico, privata di spazi e polmoni verdi selvaggiamente ingiuriati dall’edilizia e da interessi di vario genere e intossicata dai fumi delle tecnologie più obsolete.