
Lo scorso
29 ottobre, la giunta della Regione Veneto ha approvato una delibera riguardante il divieto di installazione di
impianti fotovoltaici a terra in determinate aree del territorio.
Si tratta di zone sensibili, considerate non idonee per tutta una serie di motivi: di interesse paesaggistico (Convenzione Europea del Paesaggio); facenti parte della “rete Natura 2000”; zone umide protette dalla Convenzione di Ramsar; aree naturali protette; interessate dalla produzione di prodotti agroalimentari ed agricoli; comprese nella lista dell’
UNESCO.
Tutti motivi legittimi, insomma, quelli riscontrati, perché anche con l’energia rinnovabile bisogna saperci andare piano, se le strutture che la producono iniziano a diventare invasive. L’approvazione della delibera è arrivata dopo un iter iniziato circa 8 mesi fa da
Massimo Giorgetti, assessore ai lavori pubblici e all’energia della Regione Veneto.
Lo stesso, ha commentato la questione affermando che le scelte fatte hanno rispettato le
“linee guida emanate nel 2010 per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, le quali dispongono che le Regioni possono procedere all’individuazione delle aree non idonee a questo tipo di insediamenti in ragione della loro particolare sensibilità e vulnerabilità alle trasformazioni territoriali e paesaggistiche”.
Giorgetti ci ha tenuto inoltre a sottolineare che la delibera non ha il fine di rallentare la costruzione di
impianti fotovoltaici, ma vuole stabilire delle regole affinché tutto avvenga nel rispetto e nella tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico-artistico veneto.